Vide cché bbella lune, cché bbelli stelle, quessa jè lla nuttata pe rrubbà donne. Chi rrobbe li donne ne nge chiama latre, ce chiama ggiuvanotte svendurate. Ggiuvanotte svendurate, vene, vene. Te fa la bocca a rise e ll’occhie basse. Quille ‘so’ segne d’amore che ve facite…
che ve facite e lla, quidde che vò la fèmmena fa. Se me nfonne ‘ne’ m’ave chi ’ssucà. E me chiame tu, nennella, ‘pe’ fàrete pazzejà.
Vedi che bella luna, che belle stelle. È questa la notte per rubare donne. Chi ruba donne non si chiama ladro, si chiama giovanotto sventurato. Giovanotto sventurato, vieni, vieni. Lei ti sorride e ha gli occhi bassi. E questi son segni d’amore che vi fate… che vi fate e llà, quello che vuole la femmina fa. Se mi bagno non c’è chi mi asciughi. E mi chiami tu, bambina, per farti divertire.
Tratto, con adattamenti, da Leonarda Crisetti Grimaldi, Bbèlla, te vu mbarà a ffà l’amóre. Canti e storie di vita contadina, Centro Grafico Francescano, Foggia, 2004, p. 205.
Poeta, saggista e dialettologo. Laurea in medicina.
Nato a Mattinata (FG), vive a Torino. Dopo alcuni volumetti di poesia in lingua, si è rivolto al dialetto, pubblicando una quindicina di raccolte, tra cui "U iréne" ("Il grano", dell'Arco, 1983), "Énece" ("Nidiandolo", Campanotto, 1994), "Scúerzele" ("Spoglia", Cofine, 2002), "Bbommine" ("Bambino"/"Asfodelo", Jocker, 2006), "Passéte" ("Passato"/"Usta", Interlinea, 2008), "La chiéve de l'úrte" ("La chiave dell'orto", ivi, 2011), "Varde" ("Basto", Aguaplano, 2016), "Premeture" ("Guidaleschi", ivi, 2019), "Spòreve" ("Potatura", Aragno, 2019). Tra le non poche pubblicazioni di carattere linguistico, una grammatica storica (1987) e il "Vocabolario dei dialetti garganici" (2012). Si ricordano poi "Altro volgare. Per una grafia unitaria della poesia nei dialetti alto-meridionali" (La Vita Felice, 2015) e "Scrivo la mia lingua locale. Manuale di grafia unitaria del Centro-Meridione", Roma, Cofine, 2021.
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